Dimensionamento impianti di depurazione acque reflue civili

Nell’arco degli ultimi decenni le molteplici attività umane hanno portato alla produzione di acque reflue o acque di scarico che, prima di poter essere recapitate direttamente in natura, devono essere sottoposte a processi depurativi. Questo perchè la quantità di sostanze inquinanti è diventata superiore alla capacità auto-depurativa dell’ambiente.
È fondamentale quindi prevedere sistemi di trattamento degli scarichi che simulino quei processi biologici che avvengono in natura, rendendoli più rapidi e più efficaci grazie alla tecnologia utilizzata.

Per dimensionare un impianto di depurazione acque reflue è essenziale capire per primo cos’è un trattamento di depurazione.

Il Testo Unico Ambientale – D. Lgs. 152/06 (www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/06152dl.htm) fortunatamente ci viene in aiuto perché all’articolo 74 presenta un elenco di definizioni tra cui:

  • trattamento appropriato: il trattamento delle acque reflue urbane mediante un processo ovvero un sistema di smaltimento che, dopo lo scarico, garantisca la conformità dei corpi idrici recettori ai relativi obiettivi di qualità ovvero sia conforme alle disposizioni della parte terza del presente decreto;
  • trattamento primario: il trattamento delle acque reflue che comporti la sedimentazione dei solidi sospesi mediante processi fisici e/o chimico-fisici e/o altri, a seguito dei quali prima dello scarico il BOD5 delle acque in trattamento sia ridotto almeno del 20 per cento ed i solidi sospesi totali almeno del 50 per cento;
  • trattamento secondario: il trattamento delle acque reflue mediante un processo che in genere comporta il trattamento biologico con sedimentazione secondaria, o mediante altro processo in cui vengano comunque rispettati i requisiti di cui alla tabella 1 dell’Allegato 5 alla parte terza del presente decreto;

Una volta capito cos’è un sistema di depurazione e da che fasi è composto, dobbiamo individuare il numero di utenti che utilizzeranno l’impianto.

Nel campo della depurazione civile si parla di Abitante Equivalente (AE).

Questo concetto è utile per esprimere il carico di una particolare utenza in termini omogenei e confrontabili con le utenze civili. È un concetto convenzionale basato su un apporto medio di un utente tipo pari a 60 g/BOD5 per abitante (D.Lgs. 152/2006 art. 74) ma estremamente utile in quanto permette di confrontare facilmente il carico di varie utenze anche molto eterogenee tra loro, esprimendo ciascuna utenza con il suo carico di “Abitanti Equivalenti”.
 

 

Infine, bisogna identificare il corpo recettore dove recapitare le acque reflue depurate. Il D.Lgs. 152/06 (artt. 103 -104-105-106-107) classifica gli scarichi finali come segue:

  • Scarichi sul suolo
  • Scarichi nel sottosuolo
  • Scarichi in acque superficiali
  • Scarichi in reti fognarie

Di conseguenza in funzione del recapito finale dello scarico, si possono prevedere soluzioni impiantistiche diverse che, come rendimento depurativo, raggiungono le concentrazioni limite indicate dalla Tabella 3 (scarico in acque superficiali e scarico in pubblica fognatura) e Tabella 4 (scarico sul suolo) del Testo Unico Ambientale D.Lgs. 152/06 (Parte III – All.5).

 

Qui di seguito una sintesi degli impianti standard più utilizzati a seconda dello scarico finale.

(NB: le sequenze d’impianto presentate sono puramente indicative, riferirsi sempre alle normative locali vigenti in materia che possono prevedere altre soluzioni)

 

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